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Il presente dipinto, firmato e datato 1748 - quando Traversi era appena venticinquenne - è segnato da una cifra stilistica che già lascia presagire l'evoluzione della sua singolare personalità artistica. Uscito dal discepolato di Solimena - di cui si ravvisano tuttavia marcati influssi - il giovane Traversi non si sottomise, pur subendone una forte influenza, alla maniera e ai modi intransigenti di Giuseppe Bonito, di cui fu allievo. Semmai, nella Crocifissione in esame, ancor prima che precoci suggestioni marattesche si ravvisa una chiara eco della pittura di Simon Vouet e atelier; Riccardo Lattuada ha infatti indicato nelle figure della Vergine e di San Giovanni una citazione della Crocifissione di Vouet e studio, proveniente dalla collezione del cardinale Fesch e conservata a San Pietroburgo, e probabilmente nota a Traversi da una stampa di Pierre Daret (1638). Nella sua acerba ma vigorosa costruzione, la Crocifissione di Traversi è portatrice di una visione minoritaria nella pittura nel Settecento italiano. I frutti di questa concezione espressiva matureranno, ad esempio, nelle due potenti opere per la Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, la Resurrezione di Lazzaro e il Convito in casa d'Assalonne del 1752; in esse Traversi opererà un recupero ancor più radicale dei modi e dei contrasti di luce caravaggeschi, nel nome di un realismo che è stato considerato, non senza ragioni, un equivalente visivo della via meridionale all'Illuminismo. Siamo grati al professor Riccardo Lattuada per averci aiutato nella catalogazione del lotto.
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